Acylum: Pest Recensione

In Pest, simbolicamente incisivo fin dalla cover, data dalla presenza mortifera di un oscuro untore dal cuore grondante sangue, che aleggia impietoso su un cumulo di teschi consumati dall'omonima e brutale malattia infettiva, i brani che traggono maggior piacere dall'agghiacciante propagazione del virus velenoso sono History Repeats Itself, incipit funesto con tanto di estatico coro liturgico inneggiante la piaga che sta per abbattersi sui poveri comuni mortali, il ritmato Our Last Breath, dove il morbo pestifero prende il sopravvento lasciando dietro di sé solo desolazione e orrende devastazioni corporali, Pest, ossessiva e ronzante title-track in cui il vittorioso sonno eterno cala sugli infetti decimati, accompagnando le loro sfortunate anime nell'altrove senza più ritorno, Dead God, trionfante e cadaverica conclusione cadenzata alla perfezione, che si ciba senza ritegno delle umane carcasse rose dalla peste, e infine Follow Me, famelico e ammaliante canto infernale che richiama gli spiriti erranti liberati dai putrefatti involucri malati.