Sweet Spectra: Seven Visions

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  • Artista: Sweet Spectra
  • Titolo: Seven Visions
  • Genere: Gothic Rock
  • Data di uscita: 8 Ottobre 2018
  • Etichetta: Not On Label

Viaggiare a ritroso ha i suoi ostacoli. E nel caso di questa riscoperta il rischio è in primis quello di farsi ingannare dalle apparenze. I Sweet Spectra sono un duo nato nel 2014 a Santiago del Cile e nel 2018 esordiscono con sette visioni rarefatte come miraggi notturni dai cromatismi simili a quelli di una pozza d'acqua e benzene che rinfrange i colori di insegne e luci al fosforo. Il ritmo lo battono i tamburi della drum machine, il loro Doktor Avalanche, un automatismo che è più scelta stilistica che necessità, ma soprattutto è l'unico elemento saldo di questa visione notturna. Già dalla intro Far le partiture sottili si intessono fitte sull'ascoltatore come a formare un sacco amniotico in grado di amplificare il moto e la corrente di ogni singolo stimolo acustico esterno. Dal punto di vista degli intrecci sia il basso che le chitarre fruiscono al meglio della circuiteria di inimmaginabili "scatolette" elettroniche, viscere modulatrici di onde sonore sinuose, delay e chorus che trasformano le note in fluidi sciabordanti e ci riportano sia ai primi vagiti della Darkwave che alla complessità di un certo post-rock di metà '90s. Non mancano virate nei quartieri post punk in cui la vita notturna si fa più concitata e già dalla successiva Existence, sia più avanti in Fleshless, si finisce con l'entrare in stanze in cui i toni di queste conversazioni tra spettri si agitano negli spasmi catalettici del Death Rock. 

E finiamo così col ritrovarci ad attraversare queste stanze infestate in una Totentanz moderna, fatta di rifrazioni e distorsioni in cui l'unica compagnia ancora umana sono le vestigia del cantato di Nathalie che proferisce le sue liriche in echi da una dimensione adiacente, backrooms à la Kane Parsons, moderne e ancestrali al tempo stesso. Più che a un sogno, l'ascolto di Seven Visions è effettivamente più simile all'esperienza di un viaggio astrale registrato in VHS. E dopo l'eject stridente e ansimante della conclusiva Veil, c'è il sentore che il sacco amniotico a cui ci si riferiva pocanzi possa schiudersi presto in qualcosa di non precisamente umano e il nostro esito possa esser quello di trovare nuova dimora in un corpo insolito, intrappolati in un'esistenza dissonante. Tuttavia, siate voi viaggiatori esperti o inesperti, queste sette visioni meritano di certo la testimonianza di chiunque sia già in dissonanza con gli stereotipi dell'ordinario revival di sonorità passate (prassi tanto in voga ultimamente) e abbia l'ardire di protendersi verso un ascolto di certo non semplice, magari da fare in cuffia, possibilmente nottetempo, da soli, per saggiare una volta tanto l'armonia della disincarnazione.

  • Voto: 9/10