Totem Obscura Vs. Acylum: Forgotten Time

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  • Artista: Totem Obscura Vs. Acylum
  • Tirtolo: Forgotten Time
  • Genere: Industrial/Dark Electro
  • Data di uscita: 22 Novembre 2013
  • Etichetta: Alfa Matrix

Evocati gli spiriti inquieti di una ipotetica Jukai europea con l'Ep Waldgeist, i tedeschi Nadine e Pedro Engel, già distintisi in Aengeldust e Acylum, perseverano nel loro Opus Magnum e, non senza una manciata di empia gioia, consegnano alle fiamme delle loro fornaci alchemiche gli agenti di sonorità musicali quasi divergenti, proseguendo con quello che essi stessi definiranno poi, più avanti nel tempo, il loro proponimento più intimo.

Le irradiazioni di questa creazione, antitetica già nello scontro dei monicker, ci raggiungono direttamente attraverso le nebbie di epoche immemori e prendono corpo nel nigredo che tinge le dodici tracce di questo primo full-length. Inizialmente i tratti somatici di Forgotten Time si distinguono appena dall'ombra di cui è ammantato. Ma mentre la caligine di Violence Needs A Cause si insinua come una tetra antifona in un aere già saturo di fumi distorti, distinguiamo in primis la minuta tessitura delle partiture. L'ipnosi esercitata dalla flemmatica sezione percussiva viene presto sovrastata dal ribollire di un calderone di bassi pulsanti. Non tarda una concisa quanto agghiacciante dichiarazione di intenti a precedere a mo' di monito una delle formule più gradite e ricorrenti di quest'album. Riproposta la sempre valida Walgeist, la nenia di Hexe è guidata dalla preghiera di Nadine che si insinua con grazia attraverso un intreccio discordante di melodie melliflue spezzate dal supplizio di campioni strazianti. Warrior è al contempo cerimonia liturgica ed esortazione a un conflitto che è già stato consegnato alla gelida cronistoria a guisa di disfatta, parole su annali insanguinati che il silenzio della memoria metterà a tacere definitivamente con la maledizione dell'oblio scagliata nella successiva title track. 

Col raffinato neoclassicismo di Eternal Sleep giungiamo dinanzi al sipario che introduce la Kyrie eleison di Herr, Erbame Dich (Signore, abbi pietà), testimonianza di un atto danzante penitenziale che sfocia nel parossistico ritratto infernale di Dead Snow, al contempo squisito citazionismo e dichiarazione d'amore per un contrasto che trascende i meri cromatismi di un campo di battaglia innevato. La cadenza dell'assertiva My Faith Is Right è affidata agli intervalli della scala musicale araba, con la crociata teorica (e allusiva) che comporta la complessità di armonizzazione di suoni così inusuali per il canone occidentale. Toccherà al pianoforte di Rainfall riportarci alla hospitalitas delle nostre terre e a far da preambolo a Brothers, racconto archetipico di vincoli e rivalità sotto lo sguardo ciclopico di una nefasta tirannia paterna. Proud conclude un album il cui ascolto ci lascia profondamente segnati.

Mentre ci chiediamo se l'artifizio messo in atto dal duo teutonico ci abbia infine riconsegnati al nostro destino, non è difficile scorgere qualche affinità tra le forze operanti in Forgotten Time e quelle descritte da un H. P. Lovecraft già maturo nelle pagine di La tomba (The Tomb, 1922), resoconto di uno stato meditativo morboso in grado di rievocare un passato ancestrale e rivelatore. Svaniti gli effluvi di questa illusione, per noi resterà soltanto il veleno della condanna al mondo ordinario? Indubbiamente ci auspichiamo di rivivere al più presto le unità aristoteliche di questa narrazione, affinché possa intossicarci ancora una volta coi suoi effluvi e sollevarci così dal fardello delle nostre grevi memorie.

  • Voto: 8.5/10