La Letteratura Weird: Narrare l'impensabile

Letteratura weird

  • Titolo: La letteratura Weird: narrare l'impensabile
  • Autore: Francesco Corigliano
  • Casa editrice: Mimesis\ DeGenere
  • Anno: 2020

Chiunque ami le pagine del grande Solitario di Providence sa benissimo che proprio nei lavori di questo eccezionale scrittore è nato il germe di un nuovo modo di concepire la letteratura fantastica, un approccio che poco o nulla ha a che vedere con il bene che prevale sempre sul male cara alla canonicità tolkeniana; negli scritti di Lovecraft il bene è un lumino che balugina faticosamente, sballottato da venti e sospiri provenienti da luoghi e creature la cui sola percezione induce gli esseri umani alla follia.

Ma è davvero questo il fulcro della letteratura che, partendo proprio da H. P. Lovecraft, verrà ribattezzata come Weird? Oppure questa è solo l'interpretazione di uno dei suoi autori più eminenti, che quindi ha scelto e ampliato alcune tematiche a lui più affini tralasciandone altre?

E che cos'è il weird: un genere? Un modo letterario? Oppure un ibrido di più generi narrativi che a volte somiglia più al fantastico, a volte alla fantascienza e altre invece indugia più nell'horror?

Quanto è importante lo straniamento in questo (è il caso di dirlo) impasse letterario? E il perturbante che ruolo ha in tutto ciò? Può esiste un weird privo di questi contenuti cupi e angoscianti?

Proprio a queste e a molte altre domande Francesco Corigliano ha cercato di rispondere nelle pagine di questo saggio.

Il libro è diviso in due sezioni: la prima, teorica, in cui lo studioso cerca di trovare una definizione calzante e adeguata alla natura della letteratura weird (avvalendosi delle riflessioni degli studiosi più eminenti in materia, primi fra tutti Mark Fisher e S. T. Joshi), giungendo a una descrizione che non riporto per non spoilerarla all'eventuale futuro lettore, ma che a mio modesto parere risulta sensata, intelligente e adeguatamente ponderata.

Nella seconda parte del saggio invece Corigliano sviscera le opere di tre grandi maestri del genere, di cui però solo il primo di lingua anglosassone (proprio per cercare di scardinare l'erronea convinzione che la letteratura weird sia un frutto esclusivo della cultura di lingua inglese): infatti gli autori presi in esame sono il celeberrimo Lovecraft, il polacco Stefan Grabinski e il belga Jean Ray.

Mentre la sezione su Lovecraft, per via della moltitudine di studi già condotti e arrivati in traduzione anche in Italia risulta piacevole ma non troppo entusiasmante, le sezioni dedicate agli altri due (di cui il primo quasi sconosciuto in Italia, e di cui anche io ammetto non conoscevo nulla dell'Opera), regalano scorci e riflessioni interessantissime, fresche e che fanno venire subito l'acquolina in bocca al lettore intrigato da queste narrazioni; questo perché gli elementi riportati da questi due autori (coevi di Lovecraft) ne sfiorano le tematiche ma senza abbracciarle mai, creando una tessitura di motivi che vorticano dal modernismo all'interpretazione disillusa e disperata del fantastico, passando dall'utilizzo dei pseudobiblia (come il Necronomicon lovecraftiano) alle reinterpretazioni del topos della casa maledetta.

 La penna di Corigliano, anche se ricalca quella dei ricercatori accademici in modo da rendere serio e ufficiale lo studio (scelta da me molto apprezzata) non arriva mai ad apparire come ostica alla lettura o peggio solipsistica come quella di molti colleghi legati al mondo delle università: al contrario il linguaggio contenuto nel saggio appare sempre chiaro e limpido nel suo cercare di vivisezionare testi che fanno della vaghezza e dell'impalpabile la loro colonna stilistica principale.

L'unico problema del libro risiede non nei suoi contenuti, ma nella sua forma: infatti il testo appare quasi infestato di refusi, che comunque non intaccano la comprensione del discorso ma in ogni caso possono infastidire i lettori più intransigenti o sensibili alla precisione e all'ordine redazionale di una pubblicazione.

Sinceramente io giustifico questa mancanza di una piccola casa editrice che, comunque, ha deciso di scommettere su un saggio molto di nicchia permettendo a noi appassionati di godere del migliore studio in lingua italiana sull'argomento.

Speriamo che quello di Corigliano sia solo il primo faro a tagliare la fitta nebbia di scetticismo e snobismo che purtroppo attanaglia l'Italia quando si parla di letteratura fantastica e immaginifica.

Non è morto ciò che può attendere in eterno, e col volgere di strani eoni anche la morte può morire.

  • VOTO: 8
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