Come già detto sopra, la storia inizia con l'arrivo nella desolata Reykjavik, una delle regioni più remote dell'Islanda, da dove sua madre era partita più di vent'anni prima incinta di lei dopo che il suo compagno era stato travolto da "un mostro, una magia troppo oscura che l'ha divorato da dentro" (ho parafrasato).
Incontriamo subito anche Ottar, futuro mentore della ragazza e coprotagonista maschile della storia, che si reca in riva all'oceano per cercare una rara erba che dovrà utilizzare in un rituale.
Il loro incontro, in bilico tra la vita e la morte, appare fatidico, perché in Erlen l'anziano sciamano avverte una grande sensibilità alle forze occulte che abitano l'isola: proprio per questo, dopo averla salvata e riportata nel motel dove la giovane si è appoggiata nel suo viaggio, la invita ad assisterlo in una visita a una bambina. La ragazza, pensando che comunque avrebbe potuto tentare di annegarsi anche dopo quel tentativo di vivere, accetta.
Durante la visita i due scoprono che la bambina è stata avvicinata da una strana signora che le ha fatto esprime un desiderio, che puntualmente si è avverato; così facendo però la vita della bimba innocente è stata offerta al dio dello sciamano che si è travestito sotto le spoglie della signora.
Tutto sembra andare per il meglio, ma proprio prima di iniziare il rito vero e proprio Erlen si rifiuta di passare il pugnale rituale all'uomo per timore che questo possa nuocere alla bambina e scappa.
Non ci vorrà molto che Ottar riesca di nuovo a rintracciare e riavvicinare la ragazza, con cui andrà a visitare il parco in cui la bambina del rituale è stata avvicinata dallo sciamano predatore (infatti, a detta di Ottar, nella via sciamanica esistono due filosofie: quella dei guaritori, che dedicano la vita a curare le altre persone, e quella dei predatori, che invece utilizzano il loro potere occulto per scopi egoistici e spesso nocivi per gli altri).
Proprio nel parco Erlen ha la visione dello sciamano che raccoglie pezzi di corpi animali e di bambini umani mettendoli in un sacco: è la preparazione di una oscura e potente magia Inuit chiamata tupilaq, capace di uccidere qualunque nemico dello sciamano che lo costruisce e controlla.
Ma per affrontare un nemico di quella forza la ragazza avrà bisogno di affinare le sue tecniche e affrontare la prova dello Smembramento, in modo da sbloccare i suoi poteri sopiti e votarsi a un dio che le conferirà ancora più potere.
Inizia così il percorso iniziatico della ragazza, una strada che la porterà a scoprire segreti e verità che si legano a quelli della sua famiglia in modo indissolubile.
La scrittura della Marcarini è sublime: la terza persona che segue i suoi personaggi scava così tanto nei loro cuori che riusciamo a scoprire se sono tristi o arrabbiati anche solo da come l'autrice descrive un paesaggio. La sua prosa, di un fraseggio breve ma molto suggestivo ed elegante, vuole richiamare lo stile dei parlanti e degli scriventi del Nord Europa, e anche in questo la scrittrice riesce alla perfezione, donandoci uno dei più fedeli e sinceri scorci d'Islanda di matrice italiana.
Oltre alla pura bellezza della scrittura, la storia colpisce per la profondità delle conoscenze mistiche che vengono esposte dai vari personaggi: infatti qui non si parla di runette o di magie trite e ritrite, ma di veri rituali endemici sconosciuti ai profani (e secondo me anche agli appassionati più casual), che ci vengono spiegati sempre senza l'opulenza del sapiente ma con la pragmaticità di chi, come questi personaggi, hanno votato tutta la loro vita a questo percorso.
Infatti la cosa che incanta di più di questo romanzo, oltre alla storia biografica di Erlen, è proprio il clima mistico che si respira tra queste pagine: se gli elementi da cui partisse la storia non fossero precisi richiami a riti realmente esistiti, si potrebbe benissimo credere che la magia che utilizzano i personaggi della storia è uno dei migliori frutti del fantasy contemporaneo.
Ovviamente c'è chi potrebbe obiettare che la magia non esiste e che tutte le cose sovrannaturali che accadono nella storia sono, effettivamente, figlie della fantasia dell'autrice; ma in questo caso credo che il discorso sia un pochino più complesso: infatti, esattamente come nel 1500 gli inquisitori spagnoli credevano fermamente che le donne che bruciavano sul rogo avessero stipulato un patto con il Demonio, anche in questo caso gli sciamani di questa storia credono in modo genuino e autentico alla loro magia e alle loro divinità, che percepiscono come entità vere e proprie.
In quest'ottica questo romanzo si pone a metà strada tra una narrazione immaginifica e una verista, riuscendo, a mio parere, a prendere il meglio di entrambe le declinazioni.
Un libro denso, che si vorrebbe leggere tutto d'un fiato ma che richiede una lettura lenta e meditativa per poterne assaporare ogni sfumatura.
Da non perdere assolutamente per gli amanti della cultura nordica.
- VOTO: 10