I Salici

I salici

  • Titolo: I salici
  • Autore: Algernon Henry Blackwood
  • Traduttrice: Francesca Cavallucci
  • Casa editrice: ABEditore
  • Anno: 2019

Pochi autori nel corso della storia sono riusciti a influenzare in modo così potente e al tempo stesso discreto il pensiero comune: in questo l'opera di Blackwood è particolarissima, perché se da una parte esiste una folta e appassionata folla di fan anche tra i contemporanei, ci sono altrettante persone che neppure sospetta l'importanza che le sue opere (e soprattutto questo racconto) hanno esercitato sulla fantasia e sul successo di una specifica tipologia di racconto del terrore, che potremmo felicemente definire orrore ambientale.

Qualcuno ha per caso parlato di ecoansia ultimamente?

Inoltriamoci allora nelle acque del Danubio, in una palude popolata di salici e vento e isolette che scompaiono e appaiono in poche notti a seconda delle maree.

Inoltriamoci in una gita in canoa con un amico inseparabile, alla ricerca di un contatto più vivido con la natura e ciò che ci circonda.

Inoltriamoci in queste siepi di salici.

Inoltriamoci nell'orrore ambientale di Blackwood.

 Il racconto inizia con una lunga, ma molto suggestiva, descrizione dell'ambiente in cui si svolgerà la storia: lungo il corso del Danubio, in una zona a cavallo tra l'Ungheria e l'Austria, il fiume si divide in tantissime diramazioni che ne rendono il corso una immensa palude infestata da caratteristici arbusti di salici.

Il nostro protagonista (di cui non sapremo mai il nome) compie una gita in canoa con un suo amico, denominato semplicemente "lo svedese" per via della sua origine.

Di loro non sappiamo nulla, tranne che sono amici e che spesso fanno queste escursioni insieme per l'Europa, dormendo in tenda e visitando i luoghi più remoti del vecchio continente.

La storia è tutta qui: due amici, un fiume e i salici. La forza di questo racconto non sta di certo nella trama, che mai come in questa narrazione appare rarefatta fin quasi a toccare l'inconsistente.

La bellezza di questo breve racconto sta nella capacità della prima persone del protagonista di farci immergere completamente in questi luoghi: sentiremo ogni suono, percepiremo ogni odore con così tanto trasporto che quando la natura meravigliosa delle prime pagine comincerà a risultare inquietante per i due personaggi, anche noi avremo la tentazione di guardarci dietro le spalle.

La prosa di Blackwood, resa splendidamente da Francesca Cavallucci, ci trasporta in un'epoca (il racconto fu pubblicato per la prima volta nel 1907) che non ci sembra così lontana dalla nostra: ad agitare i personaggi c'è la stessa smania di un contatto più genuino con la natura che anima molti ragazzi di oggi, e anche le paure e le ansie che li attanagliano sembrano uscire da un bacino comune alle due epoche, nonostante gli oltre cento anni che le dividono.

Il testo, intimo e poetico, in questa edizione di ABEditore è accompagnato da immagini e disegni che ne arricchiscono il volume e aiutano il lettore a calarsi ancora di più nell'atmosfera del racconto. 

Apprezzatissima è la scelta dell'editore di utilizzare un formato minuto ed economico perfetto per essere letto in esterno, magari in montagna o in riva a un lago, in modo da massimizzare l'esperienza di lettura.

In questo senso la scelta di segmentare con un breve spazio i capitoli in sotto sezioni di veloce lettura è stata un'operazione pensata e attuata proprio al fine di agevolare il lettore ramingo nei suoi spostamenti.

Come compagno di viaggi questo volumetto (il cui racconto H. P. Lovecraft ha etichettato come migliore racconto sovrannaturale in lingua inglese) non vi deluderà di certo.

 

  • VOTO: 8
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