L'Anno del Fuoco Segreto

Lanno del fuoco segreto

  • Titolo: L'anno del fuoco segreto - Il novo sconcertante italico
  • Autori: vari
  • Casa editrice: Bompiani
  • Anno: 2023

Gli appassionati di letteratura di genere, e ancora di più gli amanti del weird, sono abituati ormai a sentire come un mantra il mondo editoriale e letterario etichettare questo genere come letteratura popolare, di consumo e di serie B.

Perciò quando sentii, ormai un anno fa, che una casa editrice importante e impegnata come Bompiani intendeva pubblicare un'antologia che andasse a sfatare questo pregiudizio nel grande pubblico e magari anche in qualche addetto ai lavori, andando a coniugare (parole dei curatori Edoardo Rialti e Dario Valentini) una mutazione che fugge da categorie e definizioni e una tensione espressiva libera e imprevedibile come quella della poesia per lanciare sfide tematiche e stilistiche (ho parafrasato, ma il succo è questo), sono subito corso a recuperare questo volume, che sono riuscito a leggere proprio in questi giorni.

Ma saranno riusciti i venti autori degli altrettanti racconti selezionati a creare una letteratura weird, anzi, un novo sconcertante italico, di livello che possa al tempo stesso esporre pulsioni e tensioni nazionali andando a rivaleggiare con i mostri sacri internazionali?

 La prima cosa che colpisce del volume è la cura con cui è stata curata la sezione grafica: infatti per ogni racconti è stato preparato un piccolo disegno ad hoc su sfondo viola, un colore che ricorre spesso nel volume, dalla copertina al titolo di ogni racconto esposto: il viola è il colore del mistico e del mistero, il colore della magia e degli sciamani, per cui questa risulta sicuramente una scelta azzeccata e piacevole, che fa ben sperare per quando riguarda anche il contenuto delle narrazioni.

Passiamo però alla prima nota dolente: l'introduzione.

Per quanto io creda che un'introduzione sarebbe sempre necessaria in testi come antologici, soprattutto di autori diversi e dalla tematica difficile e sfuggevole come quella trattata da questo volume, in questo caso le parole dei curatori appaiono forzatamente auliche, piene di solfeggi e una dizione troppo elevata, quasi da manifesto letterario, per poter far presa e chiarire in modo semplice e forte il concetto che la letteratura weird non è di secondo livello, ma anzi è un ottimo strumento con cui leggere e analizzare il mondo che ci circonda e che ci vive dentro.

Capisco che questa scelta deriva anche da una voglia e necessità di elevare un genere che troppo spesso è visto dai profani come storielle strampalate con mostri che non si capiscono bene che sono e cosa fanno, però credo che neppure ammorbare i futuri lettori con una sequela di liricismi e una sintassi arzigogolata che rende la comprensione del testo un esercizio di ermeneutica sia il modo migliore per introdurre testi che, al netto delle paranoie stilistiche e letterarie, avrebbero per lo più lo scopo di intrattenere e appassionare i cuori dei lettori.

Arriviamo così, un po' già spompati dall'introduzione, ai racconti.

Farne una vivisezione accurata uno a uno sarebbe inutile, soprattutto per chi, dopo aver letto questa recensione, avesse voglia di recuperare questo libro, per cui andrò a sintetizzare le impressioni generiche e globali che i racconti mi hanno trasmesso.

Prima di tutto mi sento di dire che le aspettative sulla autorialità e sulla libertà di espressione non sono state tradite: infatti non c'è un racconto simile all'altro, ognuno è scritto in maniera molto personale e molto diversa (si passa da un racconto scritto interamente di dialoghi, ad altri più mimetici, dalla prima alla terza persona, narratori che si rivolgono direttamente al lettore, narratori che si rivolgono ai protagonisti etc etc). 

Anche il modo in cui la componente fantastica è stata declinata è molto variabile: andiamo dal simbolismo, a richiami del realismo magico, alcune storie che sono dei weird puri e altre che sembrano più dei fantasy che delle storie weird...

Qui arriviamo alle prime note dolenti: solo alcune storie sembrano weird: le altre invece non stonerebbero in altre raccolte, magari di letteratura non di genere.

Come abbiamo visto nella recensione all'ottimo saggio di Francesco Corigliano La letteratura Weird, questo genere ibrido ha ormai una storia e una struttura abbastanza consolidata, dalla critica, dagli studi e soprattutto dai lettori, che sanno esattamente cosa cercare e cosa aspettarsi aprendo un testo classificato come weird o new weird.

La mia non vuole essere una critica nei confronti della commistione dei generi, né un bigottismo verso la rigida classificazione a fini di marketing che l'editoria contemporanea attua, ma credo che sarebbe sbagliato da parte mia non criticare un'antologia che si propone di sdoganare il weird nel circolo editoriale mainstream che presenta nel suo interno non più di cinque racconti dall'anima spiccatamente weird, mentre gli altri sono altro, quali retelling di fiabe, storie simboliste e narrazioni liriche.

Sembra quasi che i curatori e gli scrittori abbiano provato a stendere un po' la qualunque per andare a riempire di altro uno spazio, quello del genere weird, che invece ha codici e strutture definite e conosciute, anche se molto mutevoli e plasmabili dalla creatività e sensibilità del singolo autore.

Un altro aspetto, che almeno a me, è spiaciuto di molti racconti è stata la loro pesantezza: moltissimi sono privi di dialoghi o utilizzano un discorso indiretto dalla sintassi complessa, dalla difficile e oscura comprensione; inoltre molti, troppi autori hanno strutturato i loro racconti seguendo la rotta tracciata da autori quali Josè Saramago e Gabriel Garcia Marquez della narrazione a fiume, senza dividere il testo in paragrafi, ma senza droppare la fluidità dei maestri: soprattutto questi racconti risultano scogli che non si vede l'ora di superare, facendo annaspare il lettore in pagine infinite che parlano di cose che, dopo due pagine, risultano anche difficili da afferrare tanto i testi sono affastellati di fraseggi lirici e contorti.

Le mie parole non vengano fraintese: nessun testo dell'antologia è mal scritto, ma secondo me utilizzare uno stile barocco e ostico per raccontare una vicenda ostica e dal significato oscuro tende a una sola conclusione: allontanare il lettore dalla lettura e farlo immediatamente disinteressare alla vicenda narrata.

Anche io, devo ammettere, ho fatto fatica a finire il volume e più volte mi sono costretto a leggere storie che, già dopo poche pagine, non mi interessavano più.

Devo ammettere però che, allo stesso tempo, l'antologia contiene dei testi di rara bellezza: soprattutto nella seconda parte alcuni racconti come Sogni degli esecutori di Luciano Funetta, La primavera di Carla Fronteddu e Barbablu_1 di Francesco D'Isa mi hanno colpito molto sia nella forma che nei contenuti. Soprattutto il testo di Funetta (secondo me il migliore dell'antologia) è stata una lettura che mi ha appassionato e stimolato molto. 

Per tutti questi motivi, soprattutto visto il grande marchio editoriale che ha editato la raccolta, l'antologia per me non raggiunge la sufficienza, soprattutto per la pesantezza di molti racconti e per lo spregio del genere che, soprattutto i curatori, sembrano aver seguito nella curatela del volume.

N.B. Se volete leggere una recensione molto più tecnica e approfondita dei singoli testi e dell'intera antologia vi allego lo splendido articolo di Francesco Corigliano pubblicato sulla rivista online La Balena Bianca:

Non tutta la letteratura è fantastica: "L’anno del fuoco segreto" - La Balena Bianca

 

  • VOTO: 5 
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