Talk to me

Talk to me

  • Titolo: Talk to me
  • Regia: Danny e Michael Philippou 
  • Paese e anno di distribuzione: Australia, 2022
  • Durata: 95 minuti

Per chi è addentro al mondo dei creators di Youtube, i nomi di Danny e Michael Philippou (aka RackaRacka) non risulterà nuovo, e per questo motivo questa pellicola (il primo lungometraggio dei due fratelli) era molto atteso dalla loro community e anche da chi, come me, era curioso di vedere come due artisti abituati al medium video\cortometraggio si siano destreggiati con un lungometraggio cinematografico. 

Nel prologo vediamo un ragazzo cercare suo fratello in una festa e dopo averlo trovato in una camera da letto in uno stato comatoso, lo aiuta ad alzarsi ma, una volta giunti in cucina, questo lo accoltella alle spalle e si suicida infilandosi lo stesso coltello in fronte.

La storia si sposta per seguire i versi protagonisti della storia: la giovane Mia, una ragazza a cui è da poco morta la madre (probabilmente suicida) e che ha deciso di lasciare la casa del padre per trasferirsi a casa della migliore amica Jade, che vive con il fratellino Riley e la madre Sue.

Anche se appare subito come un genitore severo, Sue accetta di buon grado la presenza della ragazza nella vita familiare, che si comporta come una figlia con lei e come una sorella maggiore con Riley, che preferisce confidarsi con lei che con sua sorella.

Anche se Mia non è invitata, Jade la porta ad una festa insieme al suo fidanzato Daniel. Riley riesce a farsi portare con la sorella maggiore per intercessione di Mia.

Alla festa, per farsi accettare, Mia farà da cavia a una seduta spiritica stringendo una mano in gesso appartenuta a un potente medium. Pronuncia la formula "Talk to me" e di fronte  a lei si presenta il fantasma di un uomo probabilmente morto per annegamento: dopo lo shock iniziale, spinta dai ragazzi della festa che iniziano ad accertarla, prosegue nel rito vendendo posseduta per un minuto e mezzo.

Dopo la possessione Mia viene accettata dal gruppo, che decide di organizzare un'altra seduta il giorno dopo a casa di Jade. La notte però Riley, sconvolto e impaurito da ciò che ha visto prima, cerca conforto in Mia, che lo rassicura e i due si addormentano insieme nel letto della ragazza.

La sera dopo il gruppo si riunisce e durante la festa si susseguono sedute su sedute, mentre i ragazzi bevono e si divertono. Però quando Riley vuole provare a stringere la mano la sorella glielo impedisce, dicendogli che è ancora troppo piccolo (il ragazzo ha intorno ai quattordici anni); nella seduta successiva però lo spirito che alberga Mia inizia a rivelare dei segreti su Jade fino a che la ragazza non lascia la sala sconvolta.

A quel punto Riley fa leva su Mia per farsi dare il permesso di fare un'evocazione anche lui e la ragazza acconsente.

Però lo spirito che alberga Riley si rivelerà essere la madre di Mia e, per non lasciarla andare, la ragazza protrarrà troppo la seduta, fino a che lo spirito non porterà il ragazzino a cercare di suicidarsi, arrivando a ferirsi seriamente e interrompendo la festa per portare il ragazzo in ospedale.

Da lì in poi la storia precipita sempre di più: Sue e Jade danno la colpa di ciò che è successo a Mia, mentre quest'ultima viene perseguitata dallo spirito della madre che la incoraggia a uccidere il ragazzino per liberarlo dal limbo in cui abitano le anime di coloro che sono morti sotto l'influsso della mano diabolica.

Nel finale la ragazza dovrà scegliere se confidare nelle parole della madre o se sperare che il ragazzo possa in qualche modo tornare a vivere superando le ferite e lo shock della possessione.

L'idea alla base del film non è affatto male, anzi, risulta una rilettura del genere possessione\evocazione che ha generato pellicole molto valide da L'Esorcista alla saga di The Nun.

Sfortunatamente però il film risente pesantemente di una scrittura e una recitazione, purtroppo, non all'altezza: i dialoghi sono scialbi e insipidi, come anche il comportamento dei personaggi. Gli unici attori molto in parte sono la protagonista, Mia (interpretata da un'espressiva Sophie Wilde) e da Sue (interpretata invece da una gelida e credibile Miranda Otto), il resto del cast invece non riesce a trasmettere molto nelle loro interpretazioni, così che i loro personaggi appaiono vuoti e stereotipati (difetto che riguarda soprattutto i personaggi di Jade e di Daniel, interpretati rispettivamente da Alexandra Jensen e Otis Dhanji).

Uno dei problemi del film si focalizza sullo sviluppo della storia, che appare forzato, innaturale e poco credibile. Molto spesso, durante la visione, mi sono ritrovato a chiedermi "ma perché?!" di fronte ai comportamenti dei personaggi, come ad esempio quando Daniel decide di accettare di rimanere a dormire a casa di Mia per non lasciarla sola: ma io dico, siete stati insieme, ora tu stai con la sua migliore amica: secondo te cosa potrà mai succedere se rimani a dormire a casa sua? Infatti, anche se in modo orrorifico, accade l'inevitabile.

Ma il problema più grave del film è quello di non farti empatizzare con i personaggi, arrivando a farti sbadigliare anche nelle scene di più alto impatto emotivo: tutta la vicenda, da parte mia, è stata seguita con una noia crescente e solo il finale (anche se confuso) è riuscito a farmi destare un po' dal torpore. 

Non voglio essere troppo severo con i registi, visto che questo è il loro primo lungometraggio e hanno tutto il tempo e la stoffa per migliorare, soprattutto perché le idee ce le hanno.

Questo film, comunque, è stato accolto favorevolmente dalla critica e dal pubblico (soprattutto statunitense), perché prepariamoci a vedere un sequel del progetto.

Io ci sarò, sperando che i problemi riscontrati in questa opera prima vengano risolti.

 

  • VOTO: 6,5
Reviewer